I primi riferimenti
scritti relativi al Palio del Velluto si trovano nei Libri
Camerlengo - il tesoriere del Comune - risalenti al XVI secolo.
Considerando, tuttavia, che la gara si svolgeva durante la festa
dei Santi Apostoli Pietro e Paolo Patroni di Leonessa, istituita
da Ferdinando I d'Aragona nel 1464 con la relativa fiera, e
considerando la nutrita partecipazione di fantini leonessani al
Palio di Rieti, almeno dal '400, è lecito supporre che il palio
si sia cominciato a correre almeno dal finire del XV secolo..
Come si evince da il "Calendario delle feste del Regno di
Napoli, con le Statutarie di Leonessa", la festa di San Pietro
durava otto giorni, dal 25 giugno al 3 luglio; venivano sospese
tutte le cause civili e penali e l'Università metteva a
disposizione una somma di danaro per gli indigenti.
La festa era allietata da una ventina di musici: (bifferai,
citaristi, trombetti ,tubicini ciarammellari e timpanari et
altri sonatori), molti dei quali leonessani, tra cui i suonatori
di tubicini (chiarine) della famiglia Palla Pallis: Ercole, Meo,
Orazio, Ippolito.
Il giorno più importante era il 29 giugno, festa del Patrono. Al
mattino, durante la solenne Santa Messa celebrata nella chiesa
di San Pietro, avveniva l'offerta dei ceri da parte delle
Corporazioni delle Arti e dell'Università. Quest'ultima, secondo
gli Statuti della città, ne doveva donare uno di ben cinque
libbre (circa due Kg. e mezzo).
Sempre in mattinata aveva luogo la nomina e il giuramento dei
tre nuovi Consoli dell'Arte della Lana, da parte di quelli
uscenti.
Il Connestabile, per Statuto, era tenuto ad organizzare "la
parata Militare", ossia, "la mostra delle arme", ed a far
esplodere alcuni colpi di archibugio "si obbliga a cacciare fore
tutta l'artiglieria (archibusis) et scaricare a spese della
comunità".
Seguiva la dichiarazione dei quantitativi di lana prodotti da
ogni ditta di lanaioli, sotto giuramento prestato nelle mani dei
nuovi Consoli, "assignazione".
L'importante giornata si concludeva, il pomeriggio, con la gara
per il Palio del Velluto che, come sappiamo dai vari libri del
Camerlengo dal 1538 al 1546, consisteva nella corsa dell'anello
"Cursa Annulum", talvolta affiancata da altre tenzoni (corsa dei
cavalli, degli asini; tiro con la balestra o con l'archibugio,
corsa dei ragazzi), secondo il modello tradizionale dei ricchi
Palii di alcuni paesi Umbro-Abbruzzesi.
Le gare si svolgevano nella Piazza Grande In Platea Magna
(l'attuale Piazza 7 Aprile), che per l'occasione veniva
addobbata con ricchi drappi, compreso il campanile di San
Pietro: era preceduta dall'offerta di un cesto di primizie alla
chiesa di San Pietro, da parte di alcune fanciulle "deferenti"
che partivano dal palazzo dei Priori accompagnate Connestabile
(alto dignitario con funzioni militari):"Cuidam mulieri
deferenti in palatium e ecclesia sancti Petri, cum comnestabilis…"
Ai giochi probabilmente partecipavano i rappresentanti dei sei
Sesti, le sei parti di territorio in cui fu suddiviso il
territorio di Leonessa dopo la fondazione della città. Al Sesto
vincitore andava un Pallium (drappo) di velluto rosso "panno
rubei", della lunghezza di sei braccia e del costo di tredici
Carlini d'argento (il prezzo di una pecora).Va sottolineato che
la qualità del tessuto del drappo denotava l'importanza della
manifestazione: più la stoffa era pregiata, più importante era
il palio. Ed uno dei tessuti più pregiati era proprio il
velluto, di solito di colore rosso. Troviamo questo tessuto nei
palii di Pisa, di Perugia, di Terni, di Verona e dell'Aquila e
di altre città.Il Palio del Velluto toccò il suo massimo
splendore dal 1540 al 1557, in concomitanza con quello dell'Arte
della lana e con l'accorto governo della città da partedi
Margarita d'Austria.Il Palio era talmente sentito dai leonessani
che spesso scoppiavano gravi tafferugli tra il pubblico.
Particolarmente gravi furono quelli del 1557, che costarono la
vita ad alcune persone L'Uditore Generale Alessandro Oliva, che
assistette personalmente all'accaduto, fu costretto a sospendere
definitivamente la manifestazione: "Per il che si disturba il
quieto vivere, et se causa il disshonore del culto divino che in
tanto grande solennità succedono questioni et effusioni di
sangue humano". |