FIGS, Federazione Italiana, Giochi Storici

LEONESSA

Il Palio del Velluto

  Ultima settimana di Giugno

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Ente Palio del Velluto
P.zza 7 Aprile

02016 Leonessa (Rieti)
 

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Presidente

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I primi riferimenti scritti relativi al Palio del Velluto si trovano nei Libri Camerlengo - il tesoriere del Comune - risalenti al XVI secolo. Considerando, tuttavia, che la gara si svolgeva durante la festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo Patroni di Leonessa, istituita da Ferdinando I d'Aragona nel 1464 con la relativa fiera, e considerando la nutrita partecipazione di fantini leonessani al Palio di Rieti, almeno dal '400, è lecito supporre che il palio si sia cominciato a correre almeno dal finire del XV secolo..
Come si evince da il "Calendario delle feste del Regno di Napoli, con le Statutarie di Leonessa", la festa di San Pietro durava otto giorni, dal 25 giugno al 3 luglio; venivano sospese tutte le cause civili e penali e l'Università metteva a disposizione una somma di danaro per gli indigenti.
La festa era allietata da una ventina di musici: (bifferai, citaristi, trombetti ,tubicini ciarammellari e timpanari et altri sonatori), molti dei quali leonessani, tra cui i suonatori di tubicini (chiarine) della famiglia Palla Pallis: Ercole, Meo, Orazio, Ippolito.
Il giorno più importante era il 29 giugno, festa del Patrono. Al mattino, durante la solenne Santa Messa celebrata nella chiesa di San Pietro, avveniva l'offerta dei ceri da parte delle Corporazioni delle Arti e dell'Università. Quest'ultima, secondo gli Statuti della città, ne doveva donare uno di ben cinque libbre (circa due Kg. e mezzo).
Sempre in mattinata aveva luogo la nomina e il giuramento dei tre nuovi Consoli dell'Arte della Lana, da parte di quelli uscenti.
Il Connestabile, per Statuto, era tenuto ad organizzare "la parata Militare", ossia, "la mostra delle arme", ed a far esplodere alcuni colpi di archibugio "si obbliga a cacciare fore tutta l'artiglieria (archibusis) et scaricare a spese della comunità".
Seguiva la dichiarazione dei quantitativi di lana prodotti da ogni ditta di lanaioli, sotto giuramento prestato nelle mani dei nuovi Consoli, "assignazione".
L'importante giornata si concludeva, il pomeriggio, con la gara per il Palio del Velluto che, come sappiamo dai vari libri del Camerlengo dal 1538 al 1546, consisteva nella corsa dell'anello "Cursa Annulum", talvolta affiancata da altre tenzoni (corsa dei cavalli, degli asini; tiro con la balestra o con l'archibugio, corsa dei ragazzi), secondo il modello tradizionale dei ricchi Palii di alcuni paesi Umbro-Abbruzzesi.
Le gare si svolgevano nella Piazza Grande In Platea Magna (l'attuale Piazza 7 Aprile), che per l'occasione veniva addobbata con ricchi drappi, compreso il campanile di San Pietro: era preceduta dall'offerta di un cesto di primizie alla chiesa di San Pietro, da parte di alcune fanciulle "deferenti" che partivano dal palazzo dei Priori accompagnate Connestabile (alto dignitario con funzioni militari):"Cuidam mulieri deferenti in palatium e ecclesia sancti Petri, cum comnestabilis…"
Ai giochi probabilmente partecipavano i rappresentanti dei sei Sesti, le sei parti di territorio in cui fu suddiviso il territorio di Leonessa dopo la fondazione della città. Al Sesto vincitore andava un Pallium (drappo) di velluto rosso "panno rubei", della lunghezza di sei braccia e del costo di tredici Carlini d'argento (il prezzo di una pecora).Va sottolineato che la qualità del tessuto del drappo denotava l'importanza della manifestazione: più la stoffa era pregiata, più importante era il palio. Ed uno dei tessuti più pregiati era proprio il velluto, di solito di colore rosso. Troviamo questo tessuto nei palii di Pisa, di Perugia, di Terni, di Verona e dell'Aquila e di altre città.Il Palio del Velluto toccò il suo massimo splendore dal 1540 al 1557, in concomitanza con quello dell'Arte della lana e con l'accorto governo della città da partedi Margarita d'Austria.Il Palio era talmente sentito dai leonessani che spesso scoppiavano gravi tafferugli tra il pubblico. Particolarmente gravi furono quelli del 1557, che costarono la vita ad alcune persone L'Uditore Generale Alessandro Oliva, che assistette personalmente all'accaduto, fu costretto a sospendere definitivamente la manifestazione: "Per il che si disturba il quieto vivere, et se causa il disshonore del culto divino che in tanto grande solennità succedono questioni et effusioni di sangue humano".

 

 

 

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